Psicodramma e gioco dei ruoli
Lo Psicodramma è un metodo terapeutico di
gruppo messo a punto intorno al 1920 a Vienna da Jacob Levi Moreno, psichiatra
rumeno, fondendo approcci diversi: clinico e terapeutico, teatrale, filosofico
e sociale.
E' una psicoterapia di gruppo che esplora
il vissuto basata sul teatro e l'azione, un metodo che consente alla persona di
esprimere, attraverso la messa in atto sulla scena, le diverse dimensioni della
sua vita e di stabilire dei collegamenti costruttivi fra di esse.
Moreno scoprì che portando "sulla
scena", come a teatro, il proprio dramma interiore (un dolore, un rapporto
difficile o conflittuale), le persone riuscivano a tirare fuori la propria
sofferenza, le emozioni e cose taciute, a volte perfino a se stessi. Questa
sofferenza non veniva trasmessa semplicemente con le parole, bensì con tutta la
carica emotiva provata veramente in quel preciso momento, e questo aveva effetti
benefici sulla persona.

Nello Psicodramma le persone possono
"tornare" all'episodio doloroso, rivivendolo. Il fatto di
sperimentarlo di nuovo permette di: entrare dentro se stessi, comprendere le
proprie emozioni e liberare quelle negative rimaste "bloccate", fare
luce sui propri schemi mentali, i propri bisogni, sul perché dei propri comportamenti
o del proprio dolore.
Il fatto di mettere in scena il proprio
mondo interiore in un contesto protetto - insieme a uno o più terapeuti -
permette inoltre di fare un'esperienza positiva, in cui non solo ci si può
liberare dal proprio dolore, ma anche diventare consapevoli delle proprie
risorse, della propria forza interiore e della propria inventiva. Il fatto di
farlo insieme a un gruppo facilita il confronto e l'apertura verso gli altri. In questo modo lo Psicodramma offre la
possibilità di "giocare" e mettersi in gioco, usare la fantasia ed
"esplorare" la propria creatività per concretizzare sulla scena le proprie
rappresentazioni mentali ed imboccare la via di un cambiamento che conduce
all'autonomia e alla spontaneità creativa.
Le sessioni di psicodramma possono essere
finalizzate alla crescita personale (quando la partecipazione al lavoro
psicodrammatico è essenzialmente orientata alla conoscenza di sé) o alla
formazione professionale (quando la partecipazione al lavoro psicodrammatico
sia orientata primariamente ad acquisire una maggiore competenza nel gestire
professionalmente le relazioni interpersonali); lo scopo è l'allargamento della
spontaneità e l'esplorazione di nuovi ruoli e modelli cognitivi nella vita privata
e nel lavoro.
Questa tecnica di gruppo è sostanzialmente
semplice: prevede una o più sessioni consecutive (solitamente della durata di
due ore ciascuna), costituite da tre fasi: la prima riguarda il riscaldamento
del gruppo, la seconda implica lo svolgersi del gioco propriamente detto, la
terza contempla la condivisione finale.
Una volta chiarita la trama della scena e
quali figure la popolano, il regista domanda al protagonista di indicare chi
saranno i suoi ego ausiliari, cioè i membri del gruppo che meglio si prestino
ad interpretare i personaggi enucleati ("gioco dei ruoli").
Tra le tecniche usate ci sono:
- inversione di ruolo: ci si scambia il ruolo e si vestono i panni dell'altro per osservare se stessi con gli occhi dell'altro, per capire come "si è visti da fuori";
- doppio: si riproduce quello che fa un'altra persona, le sue parole e le sue espressioni, per immedesimarsi in quello che sta provando;
- specchio: si riproduce cosa fa un'altra persona, ponendola al di fuori della scena in modo che possa vedersi da fuori, come se fosse uno spettatore.
Il "gioco" aspira a produrre nei partecipanti una migliore comprensione di sé e degli altri, a migliorare la spontaneità ed allargare la comprensione di sé.
Bibliografia:
Franco Nanetti, "Clinica
esistenziale", Erickson
Internet - fonti varie
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