Assertività

25.01.2020

"Libero è colui che non deve né subire né dominare per essere qualcuno".

Prendendo spunto da questa frase di Dostoevskij desidero parlare di assertività, argomento molto legato alla comunicazione non-violenta.

L'assertività, come affermazione di sé, è una caratteristica di comportamento che consiste nella capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni ed opinioni, agire mossi dai propri valori e bisogni, nel rispetto quindi di sé e, al contempo, dell'altro.

Agire comportamenti assertivi aiuta a trovare soluzioni ai problemi, a rispondere alle critiche, a migliorare la stima di sé, a migliorare la comunicazione. L'assertività promuove fiducia e speranza, porta a credere in sé stessi e, di conseguenza, alimenta la motivazione ad agire ed affermarsi.

Quando non si adottano comportamenti assertivi, si ricade nell'anassertività o nell'aggressività.

Lo stile anassertivo è caratterizzato da comportamenti passivi, conformistici e compiacenti, dovuti alla paura di manifestarsi per timore di essere disconfermato, di non essere accettato, ed i pensieri sottostanti questa modalità sono solitamente di inferiorità, dipendenza, svalutazione e paura di esporsi. L'anassertivo si adegua agli altri nel tentativo di non perdere l'altrui protezione e tende a porre i bisogni altrui prioritari rispetto ai propri, cerca di piacere a tutti, esita ad esprimere i propri sentimenti, è spesso in lamentela e in autocommiserazione. Le conseguenze di un tale atteggiamento protratto nel tempo sono la diminuzione dell'autostima, un aumento di rabbia, insoddisfazione ed insicurezza, e l'insorgenza di ansia e stress, è quindi una modalità comunicativa che apre le porte ad una strada verso l'infelicità.

Lo stile aggressivo è caratterizzato da comportamenti di dominio, prevaricazione, svalutazione.
Diversamente dall'anassertivo, la persona aggressiva è in grado di dire cosa pensa e cosa vuole, purtroppo a spese dei diritti e sentimenti altrui. Se l'anassertivo si sente inferiore e per questo tende ad evitare conflitti, l'aggressivo ha bisogno di agire in modo da sentirsi superiore, perciò si impone senza preoccuparsi degli impatti sugli altri; ma, se all'apparenza questo tipo di atteggiamento può sembrare forte, nella realtà nasconde debolezza e la sensazione di non avere valore: la persona aggressiva reagisce dominando per non vedere la propria debolezza, si distanzia dalla sofferenza infliggendola agli altri. Il piano emozionale di un aggressivo è in gran parte pervaso da sentimenti di impazienza, intolleranza, rancore, risentimento, irritazione, noia, rabbia; il tutto è generato da pensieri di superiorità, di impazienza, intolleranza. L'aggressivo si propone con comportamenti di dominio sull'altro (affermando le proprie convinzioni senza alcun riguardo per quelle altrui, prendendo decisioni anche per altri), non riconosce i meriti altrui, non ascolta ed interrompe costantemente, è autoritario, dispotico e prepotente, e spesso boicotta le iniziative altrui inducendo sfiducia. Un comportamento antisociale di questo tipo porta all'allontanamento degli altri, all'alimentazione della rabbia e dei sensi di colpa, a separazioni, genera negli altri senso di vendetta, inibizione, collera.

Il comportamento assertivo, che si pone in una posizione mediana fra le due modalità sopra descritte, è in grado di accrescere fiducia in se stessi e negli altri, migliora la comunicazione e le relazioni, e lo si riscontra in persone capaci di autoaffermare i propri bisogni e diritti nel rispetto dei bisogni e diritti altrui. Se l'anassertivo tende a subire e compiacere, mentre l'aggressivo tende ad imporsi e dominare, la persona assertiva è disponibile alla negoziazione e al compromesso, mantenendo saldi i propri valori e le proprie opinioni, e senza rinunciare alla propria dignità. L'assertivo non svaluta, non soccorre, non domina, non subisce, non si nasconde; in modo diretto e spontaneo si manifesta in quello che pensa, ed esprime al momento opportuno i propri sentimenti. Confidando nella propria autonomia e capacità di gestire la solitudine esistenziale, sa dire "no" alle pretese eccessive, sa rivelarsi qualora ne senta la necessità, sa coltivare la libertà di essere se stesso, sempre riconoscendo la medesima libertà nell'altro. L'assertivo non è soggiogato dal bisogno di approvazione, per questo è leale, comprensivo, tollerante e disponibile all'ascolto e alla mediazione; ha un atteggiamento del tipo vincere-vincere e, qualora se ne mostri la necessità, sa essere anche aggressivo per la difesa dei propri diritti e confini, o rinunciatario qualora ritenga una situazione poco propizia.

Lo stile assertivo è quello più funzionale al mantenimento di relazioni sane, improntate sulla fiducia, l'autenticità, la reciprocità e la condivisione.

I prerequisiti necessari per avere una condotta assertiva sono:

  • Consapevolezza di se stessi.

Essere consapevoli di se stessi significa conoscersi, mettersi in contatto con i propri sentimenti più autentici e con le proprie intenzioni, trovare in sé il senso e le ragioni del proprio agire; significa soffermarsi a chiedersi "Chi sono?", "Quali sono le mie preferenze, i miei valori?". Essere fedeli alla nostra persona richiede il coraggio di intraprendere la propria strada ed essere autentici. E l'autenticità è alla base di una condotta assertiva: essa rappresenta la capacità di esprimere i nostri veri pensieri ed emozioni (esponendoci per quello che il ruolo assunto nel determinato contesto ci consente), di essere onesti verso noi stessi e gli altri, di saperci auto-valutare riconoscendo le nostre possibilità ed i nostri limiti.

  • Autostima.

Avere una buona autostima significa collocarsi non in una presunta perfezione, ma in una propria unicità fatta di pregi e difetti, punti di forza e debolezze, unicità che non è adeguamento agli altri, ma che è fedeltà a se stessi. E' accettazione di sé, senso della propria dignità, autonomia, tolleranza verso i propri errori e desiderio di sanarli, amore per se stessi. Il senso di inadeguatezza porta ad assumere comportamenti difensivi (gregario o dominante), avere invece un buona stima di se stessi consente di poter stare con l'altro su un piano paritario godendo di lui e al contempo restare in noi. Nell'assertività siamo uguali nella diversità; vale a dire che anche se abbiamo punti di vista diversi, diverse capacità, diverse esigenze e possibilità, abbiamo comunque uguale dignità.

  • Autonomia.

Il valore dell'autonomia si colloca fra la dipendenza e l'autosufficienza (dove queste ultime sono tra loro in antitesi). Nell'autonomia (diversa dall'autosufficienza in cui ci si isola) si è affettivamente legati agli altri, pur rimanendo consapevoli di poter sopravvivere anche da soli, quindi senza entrare in angoscia nei momenti di solitudine esistenziale.

  • Vivere la logica del desiderio.

Se chi vive la logica del bisogno è intransigente, pretenzioso, ansioso e incline alla lamentela, la persona che vive la logica del desiderio è flessibile, sa di avere delle necessità, ma non le vive con assolutezza, riuscendo ad accettare, consapevole dei propri limiti quanto delle proprie possibilità, anche l'insuccesso o il non soddisfacimento di una richiesta.

  • Il sentimento del potere a somma variabile.

Diversamente dal sentimento a somma zero, che promuove invidia e sopraffazione, il sentimento a somma variabile consiste nel desiderio di avere il giusto potere rispetto ai propri meriti, senza sopraffare l'altro, e nel percepire l'affermazione di sé come un legittimo riconoscimento, non come un furto o una prevaricazione. Questo è sempre legato all'idea dell'equilibrio, della consapevolezza di sé, e personalmente associabile alla mansuetudine, mansuetudine intesa come "c'è posto anche per l'altro".

Le componenti di una condotta assertiva sono:

  • Saper affermare se stessi, comunicare autenticamente le proprie opinioni e chiedere secondo le proprie aspettative, intenzioni, necessità.

La persona autentica, assertiva, afferma le proprie convinzioni con dignità, giuste o sbagliate che siano, comunica le proprie aspettative ed intenzioni, non evita di pronunciarsi e dichiararsi per paura di sbagliare, o di non essere accettato o capito. L'assertività ci impone di essere onesti, e l'onestà di rende capaci di autoaffermarci. L'assertività ci vede impegnati ad esprimere le nostre emozioni ed opinioni, ad agire nel nostro pieno interesse e difendere il nostro punto di vista, ad esprimere con sincerità e disinvoltura le nostre emozioni e preferenze, nel rispetto dell'altro. Affermare se stessi nel rispetto degli altri richiede sia forza nell'autodeterminazione, sia ricettività, apertura e amore, perché l'assertività è una responsabilità sociale e si nutre di benevolenza e gentilezza. L'assertività ha bisogno della nostra attenzione: ha bisogno che si sia focalizzati sui propri bisogni e al contempo su quelli dell'altro, sulla capacità di rendersi manifesti, rendendo allo stesso tempo manifesto anche l'altro; l'assertività vuole che ci si ricordi di essere responsabili di ciò che si vuole ottenere, ma che si sia responsabili anche degli effetti del proprio agire sugli altri e sul mondo. Questo presuppone che mentre si esprime autenticamente se stessi (e già non è impresa facile, dato che per esporsi si deve accettare il rischio di non essere confermati), lo si faccia attuando una modalità attenta anche verso l'altro, cercando il più possibile di adoperarsi in un confronto leale ed onesto nelle relazioni, affettive o professionali che siano.

  • Saper esprimere e condividere emozioni e sentimenti.

Essere assertivi presuppone che siamo autentici non solo nell'affermare le nostre posizioni, ma anche nell'espressione autentica di una nostra emozione, di una nostra vulnerabilità; ciò presuppone il superamento della vergogna delle nostre debolezze, e perché ciò si verifichi dobbiamo aver coltivato in noi l'autostima, già vista, infatti, come prerequisito per l'assertività; l'autostima ci consente di accettarci ed amarci nelle nostre debolezze quanto nei nostri punti di forza. Esprimere le emozioni presuppone che prima le abbiamo riconosciute, accettate, e che ci siamo concessi il diritto di provarle. Anche questa fase presuppone un impegno, che sta nel saper trovare il momento e la modalità comunicativa giusta per portare all'altro chi siamo, senza svincolare nell'offesa, né nella difesa, nell'aggressione o nella supponenza qualora l'emozione che dobbiamo portare sia sul piano della rabbia.

  • Saper dissentire, rifiutare e dire no.

E' dovere verso noi stessi continuare a credere in noi anche quando gli altri non ci approvano. L'incapacità di dire no, che si manifesta in noi principalmente per la paura del rifiuto o di non essere amati per quello che siamo, aumenta in noi l'insoddisfazione, l'ansia e la rabbia verso l'altro. Poterci concedere di dire no prevede stima di noi stessi. Dire no nel momento in cui non desideriamo fare qualcosa è un modo per accrescere la stima di noi stessi, per superare le nostre abituali difese e paure e, cosa che potrebbe apparire in antitesi, guadagnarci il rispetto altrui; nessuno infatti può provare rispetto né stima verso qualcuno che si fa continuamente invadere senza saper mantenere la delimitazione dei propri confini. Il no che viene dal cuore, e non dalla volontà di voler dominare, è autenticità, ed è prima di tutto un sì a se stessi.

  • Saper ascoltare.

L'ascolto assertivo prevede che siamo in grado di abbassare la soglia della nostra soggettività per andare incontro all'altro, per ascoltarlo in profondità anche decodificando i messaggi impliciti contenuti nella sua esposizione, verbale e non, per entrare in un contatto intimo con lui, creando una condivisione ed un confronto costruttivo e critico sui rispettivi punti di vista.

  • Saper gestire conflitti e saper negoziare.

Negoziare in modo assertivo significa raggiungere i propri obiettivi, nel rispetto della controparte e avendo valutato tutte le alternative, senza svendersi, subire, né volendo ottenere vantaggi a scapito di altri. Ciò non comporta l'elusione del conflitto, bensì la soluzione dello stesso grazie all'assunzione di un atteggiamento cooperativo; questo significa essere gentili con le persone, comprendendo le loro ragioni, e al contempo restare fermi con il problema, cioè non recedere dalla tutela dei propri interessi. Il mantenersi focalizzati sul vincere con l'altro, piuttosto che sull'altro (raggiungere cioè un accordo di reciproca soddisfazione, senza farsi pervadere, in caso insorga, dal bisogno di avere ragione), prevede che si resti focalizzati sull'interesse e non sulla lotta, che si ascolti il punto di vista dell'altro, valutando molte alternative.

  • Saper rischiare.

"Rischiare è entrare nel mondo delle ipotesi possibili"; è agire in conseguenza a ciò che desideriamo, accettando l'eventualità di dover abbandonare situazioni stabili che ci danno sicurezza e cambiare il nostro abituale modo di essere. Per rischiare in modo assertivo occorre che il nostro coraggio sia motivato da mete gravide di senso, scopi cioè per noi significativi, occorre che il coraggio sia alimentato dai nostri valori più autentici e dalle nostre motivazioni più profonde.

  • Saper criticare.

Siccome normalmente la critica ha una connotazione negativa, alcune persone, per paura di scontarsi, non rivolgono mai critiche e hanno paura a farlo; ma quando la critica è veicolata senza intenti svalutativi, essendo motivata da un senso di miglioramento, ed è rivolta al comportamento e non alla persona, venendo riferita come utile punto di vista col quale l'altro può confrontarsi ed eventualmente dissentire, allora essa diventa di estrema utilità, perché dona la possibilità di modificare comportamenti negativi ed evita fraintendimenti ed ambiguità.

  • Saper rispondere alle critiche.

Dalla critica svalutativa, offensiva, manipolatoria e magari ingiustificata è bene proteggersi con fermezza, rifiutandone le accuse nel rispetto di noi stessi; ma se l'accusa è costruttiva, giustificata, formulata con l'intento di aiutare, è bene porci in un atteggiamento di autovalutazione, ammettendo i nostri eventuali errori e cercando vie migliorative al nostro atteggiamento. Se la persona anassertiva e la persona aggressiva faticano ad accogliere una critica (invasi dal desiderio di essere perfetti, dall'eccessivo bisogno di approvazione o dipendenza affettiva), l'assertivo, essendo consapevole del proprio valore nonostante gli errori e non estremamente dipendente dal consenso altrui, reagisce alle critiche in modo costruttivo, riuscendo a vederle anche come eventuali spunti di miglioramento. Essere sensibili alle critiche di chi ci sta a cuore è normale, l'importante è che il giudizio dell'altro non possa minare la nostra autostima.

  • Saper offrire, chiedere o rifiutare apprezzamenti.

La persona assertiva sa dare apprezzamenti e riconoscimenti ("carezze") quando riconosce i lati positivi dell'altro, sa chiederli quando li desidera, e rifiutare di farli o riceverli se sono falsi o manipolatori, consapevole che non si è obbligati a dare agli altri quello che vogliono e neppure accettare qualcosa, se non ci va.

  • Saper discernere, decidere e realizzare obiettivi concreti.

Un'altra componente dell'assertività è saper individuare obiettivi concreti, che siano giustamente valutati sia in base ai nostri limiti che alle nostre possibilità, e saperli perseguire anche quando la loro realizzazione comporta l'opposizione altrui o l'emergere di difficoltà impreviste, pianificando opportunamente nel tempo le azioni da compiere, sapendo delegare e chiedere aiuto.



Bibliografia:
Franco Nanetti, "Assertività ed emozioni", Pendragon
Franco Nanetti, "Arte di comunicare", Pendragon
Michele Giannantonio, "Mi vado bene? Autostima e assertività", Erickson



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