Counseling e Psicoterapia
Ringrazio in modo
particolare una lettrice di nome Rossella, con la quale ho interagito in un
post su FB, che mi ha dato lo spunto per fare delle riflessioni sul ruolo del
counseling nella società.
Prima di parlare
della mia esperienza personale, riporto alcune nozioni, avvalendomi di
definizioni che il Prof. Franco Nanetti (psicologo, psicoterapeuta, counselor
clinico, docente presso la facoltà di Scienze della Formazione dell'Università
di Urbino) fornisce nei suoi testi clinici.
Mentre la psicoterapia colloca prioritariamente il proprio intervento in un processo di ristrutturazione profonda della personalità e si occupa di persone che manifestano disturbi e sofferenze rilevanti, non temporanee, il counseling interviene in situazioni disadattive di carattere temporaneo, cioè in quelle situazioni di crisi dove è evidente il collegamento con una vicenda esistenziale esterna (una separazione, la perdita del lavoro, un contrasto relazionale, un lutto) o interna (come ad esempio la difficoltà a fare una scelta, il riconoscimento di una decisione sbagliata) che è stata causa dell'emergere di uno stato di disagio e sofferenza. Il counseling, quindi, non si orienta verso la ristrutturazione di quadri psicologici definiti, ma pone la situazione di crisi al centro dell'intervento e definisce una prassi interamente orientata alla definizione di un obiettivo pianificato nel tempo e nello spazio. Per questo, la psicoterapia è un lavoro complesso e perciò ha una durata medio-lunga (da uno a molti anni), mentre il counseling, orientato alla risoluzione di problemi situazionali, ha una durata breve (circa dieci incontri). A differenza del paziente nella psicoterapia, il cliente nel counseling non ha bisogno di essere curato né aiutato a superare una sofferenza psicologica, ma si avvale delle competenze del counselor come sussidio delle capacità che già possiede, in modo da conseguire gli obiettivi che desidera, nei modi e nei tempi che gli sono consoni.
A mio parere
questa definizione riassume in modo chiaro la differenza fra counseling e
psicoterapia. Al fine di offrire un ulteriore aiuto nella distinzione fra i due approcci,
desidero fornire una mia esperienza personale.
Mi sono imbattuta nel counseling molti anni fa e l'ho utilizzato (in veste di
cliente) per risolvere un problema di comunicazione con una persona a me molto
cara. L'incapacità di
comunicare in modo funzionale con questa persona, che nello specifico era il
mio compagno, si era così incancrenita al punto da diventare un problema relazionale
non indifferente, e nel lungo periodo aveva reso molto difficile proseguire la
relazione, insomma ci stavamo lasciando. Un amico
counselor, che con pazienza ha ascoltato i miei sfoghi e le mie perplessità, mi
ha aiutata a riconoscere le emozioni negative che provavo e trasformarle in altre,
più funzionali sia al mio star bene che alla risoluzione del problema che in
quel momento invalidava il mio benessere.
All'inizio il suo
contributo è servito per aiutarmi a sentire e far emergere la rabbia che era
dentro di me (che per educazione e tendenza al buonismo ho più spesso represso
che manifestato), trasformarla prima in dolore poi in accettazione. Placare le
emozioni che, furibonde dentro di me, mi impedivano di vedere in modo equilibrato
la situazione, mi ha permesso di avere la lucidità per valutare meglio quella
che, in fin dei conti, era una situazione paradossale: la persona che era per
me la più cara, era quella con cui non riuscivo ad andare d'accordo.
La maggior parte dei
litigi tra due persone che hanno un rapporto sano, non dipende dalla mancanza
di affetto, ma dall'incapacità di comunicare in modo consono alla comprensione
reciproca. Capito questo, ho
intrapreso un percorso di studio e applicazione di concetti utili al benessere relazionale,
che mi hanno aiutata in primo luogo a sentirmi forte e radicata, per poi
dedicarmi alla cura della mia relazione. Studiando la
comunicazione empatica, ho imparato ad esprimere in modo assertivo quelli che
sono i miei bisogni, riuscendo ad ascoltare quelli dell'altra persona e trovare
una strada comune perché entrambi fossimo felici, insieme.
Perché ritengo che
il counseling sia stato, in questo mio caso, più adatto della psicologia?
La motivazione è
che non si trattava di una problematica profonda da richiedere una
ristrutturazione di personalità, né di un disturbo comportamentale o di una
sofferenza grande determinata da traumi pregressi. Il mio problema era inerente
ad una difficoltà di comunicazione temporanea e contestuale alla particolare
situazione del momento. Se il lavoro di
counseling intrapreso non avesse dato risultati o avesse fatto emergere
problematiche più profonde, mi sarei successivamente rivolta ad uno psicologo,
e sono certa che la serietà del mio amico nell'esercitare la sua professione,
lo avrebbe portato ad indirizzarmi per primo a questa opzione.
Già dopo i primi 2
incontri ho iniziato ad ottenere dei risultati, ero più serena, e ne sono
bastati 6 in totale per imparare ad adottare un atteggiamento ed una comunicazione
utili a generare relazioni equilibrate e soddisfacenti.
Ovviamente ogni
tanto inciampo in una bella buccia di banana e due moccoli mi escono fuori :-)
ad esempio quando torno e trovo la casa in mega disordine :-) ma ho la capacità
di riabilitarmi presto e bene :-)
Credo che la
psicologa che mi ha seguita durante i miei studi di counseling mi ringrazi in
silenzio per non essermi rivolta a lei per venire a capo della cosa di cui ho
parlato sopra: forse non mi avrebbe detto di no, ma credo si sarebbe annoiata a
morte :-)
Un lavoro con uno
psicologo, andando retroattivamente ad indagare dinamiche più profonde, avrebbe
richiesto più tempo, avvalendosi di un approccio probabilmente fin troppo
dettagliato rispetto alla problematica in essere. Per sciogliere disagi
temporanei e contestualizzati come quello sopra descritto, il counseling è un
approccio adatto, perché permette di arrivare ad una soluzione in modo più
veloce e meno dispendiosa, sia dal punto di vista economico, sia delle energie
da investire.
La mission del counselor è quella di
offrire un momento di ascolto, di scambio, un contributo personale di sostegno
e orientamento, e aiuta a riconoscere e sviluppare le proprie risorse, al fine
di affrontare in modo funzionale difficoltà momentanee legate a situazioni
specifiche.
Il counselor ha
obbligatoriamente nozioni di psicologia, proprio per saper distinguere
situazioni contestuali da situazioni patologiche, e indirizzare queste ultime
allo specialista più idoneo per affrontarle. Il codice etico del counseling è
molto dettagliato e specifico in questo, e chi esercita con serietà può dare un
contributo significativo.
Chi, diversamente,
esercita con leggerezza e, come a volte avviene, seguendo il proprio ego
piuttosto che un sano valore di contribuire al benessere altrui, può creare
problemi, primo al cliente che per essere aiutato avrebbe bisogno di una
professionalità diversa, e anche a chi, invece, esercita con passione e umile
serietà.
Rispondendo a
Rossella ho fatto questo paragone per spiegare il ruolo del counseling rispetto
alla psicologia: infermiere e chirurgo. Un infermiere NON
è un chirurgo, in ogni caso il suo ruolo è utile, perché consente al medico di
non occuparsi di "faccende minori" (come attaccare una flebo) per potersi
concentrare interamente su "faccende maggiori" (una operazione chirurgica). Se l'infermiere si
sente talmente bravo da potersi sperimentare come chirurgo, rischia con molta
probabilità di fare un grave danno. L'infermiere non è un chirurgo, così come
il counselor non è uno psicologo.Hanno competenze
molto diverse tra loro, quasi complementari.
Il counseling e la
psicoterapia sono due approcci diversi e distinti. Il rettore della scuola
presso la quale mi sono formata è in primo luogo psichiatra e psicoterapeuta, e
lui mi ha insegnato che quando questi due approcci, invece di farsi la guerra
tra loro, si utilizzano a vicenda, possono essere una struttura sinergica
notevole l'uno per l'altro.
Sono fiera di aver
deciso di rendere formale quella che è sempre stata una mia naturale propensione:
essere di supporto ad amici e conoscenti in momenti difficili. Mi auguro che il
mio contributo continui a portare armonia ed utilità alle persone, così come un
aiuto simile ha facilitato me ad affrontare un momento buio e rialzarmi nel
minor tempo possibile ritrovando un sano equilibrio, benefico per me e per le
persone che mi vivono quotidianamente.
Per un
approfondimento più specifico, rimando al seguente link sul sito di ASPIC:
https://www.aspicpsicologia.org/ricerca-scientifica/le-differenze-formative-tra-psicoterapia-e-counseling.html
Un saluto sal cuore.
Silvia
