Counseling e Psicoterapia

10.04.2020

Ringrazio in modo particolare una lettrice di nome Rossella, con la quale ho interagito in un post su FB, che mi ha dato lo spunto per fare delle riflessioni sul ruolo del counseling nella società.
Prima di parlare della mia esperienza personale, riporto alcune nozioni, avvalendomi di definizioni che il Prof. Franco Nanetti (psicologo, psicoterapeuta, counselor clinico, docente presso la facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Urbino) fornisce nei suoi testi clinici.

Mentre la psicoterapia colloca prioritariamente il proprio intervento in un processo di ristrutturazione profonda della personalità e si occupa di persone che manifestano disturbi e sofferenze rilevanti, non temporanee, il counseling interviene in situazioni disadattive di carattere temporaneo, cioè in quelle situazioni di crisi dove è evidente il collegamento con una vicenda esistenziale esterna (una separazione, la perdita del lavoro, un contrasto relazionale, un lutto) o interna (come ad esempio la difficoltà a fare una scelta, il riconoscimento di una decisione sbagliata) che è stata causa dell'emergere di uno stato di disagio e sofferenza.  Il counseling, quindi, non si orienta verso la ristrutturazione di quadri psicologici definiti, ma pone la situazione di crisi al centro dell'intervento e definisce una prassi interamente orientata alla definizione di un obiettivo pianificato nel tempo e nello spazio. Per questo, la psicoterapia è un lavoro complesso e perciò ha una durata medio-lunga (da uno a molti anni), mentre il counseling, orientato alla risoluzione di problemi situazionali, ha una durata breve (circa dieci incontri). A differenza del paziente nella psicoterapia, il cliente nel counseling non ha bisogno di essere curato né aiutato a superare una sofferenza psicologica, ma si avvale delle competenze del counselor come sussidio delle capacità che già possiede, in modo da conseguire gli obiettivi che desidera, nei modi e nei tempi che gli sono consoni.

A mio parere questa definizione riassume in modo chiaro la differenza fra counseling e psicoterapia.  Al fine di offrire un ulteriore aiuto nella distinzione fra i due approcci, desidero fornire una mia esperienza personale.
Mi sono imbattuta nel counseling molti anni fa e l'ho utilizzato (in veste di cliente) per risolvere un problema di comunicazione con una persona a me molto cara. L'incapacità di comunicare in modo funzionale con questa persona, che nello specifico era il mio compagno, si era così incancrenita al punto da diventare un problema relazionale non indifferente, e nel lungo periodo aveva reso molto difficile proseguire la relazione, insomma ci stavamo lasciando. Un amico counselor, che con pazienza ha ascoltato i miei sfoghi e le mie perplessità, mi ha aiutata a riconoscere le emozioni negative che provavo e trasformarle in altre, più funzionali sia al mio star bene che alla risoluzione del problema che in quel momento invalidava il mio benessere.
All'inizio il suo contributo è servito per aiutarmi a sentire e far emergere la rabbia che era dentro di me (che per educazione e tendenza al buonismo ho più spesso represso che manifestato), trasformarla prima in dolore poi in accettazione. Placare le emozioni che, furibonde dentro di me, mi impedivano di vedere in modo equilibrato la situazione, mi ha permesso di avere la lucidità per valutare meglio quella che, in fin dei conti, era una situazione paradossale: la persona che era per me la più cara, era quella con cui non riuscivo ad andare d'accordo.
La maggior parte dei litigi tra due persone che hanno un rapporto sano, non dipende dalla mancanza di affetto, ma dall'incapacità di comunicare in modo consono alla comprensione reciproca. Capito questo, ho intrapreso un percorso di studio e applicazione di concetti utili al benessere relazionale, che mi hanno aiutata in primo luogo a sentirmi forte e radicata, per poi dedicarmi alla cura della mia relazione. Studiando la comunicazione empatica, ho imparato ad esprimere in modo assertivo quelli che sono i miei bisogni, riuscendo ad ascoltare quelli dell'altra persona e trovare una strada comune perché entrambi fossimo felici, insieme.
Perché ritengo che il counseling sia stato, in questo mio caso, più adatto della psicologia?
La motivazione è che non si trattava di una problematica profonda da richiedere una ristrutturazione di personalità, né di un disturbo comportamentale o di una sofferenza grande determinata da traumi pregressi. Il mio problema era inerente ad una difficoltà di comunicazione temporanea e contestuale alla particolare situazione del momento. Se il lavoro di counseling intrapreso non avesse dato risultati o avesse fatto emergere problematiche più profonde, mi sarei successivamente rivolta ad uno psicologo, e sono certa che la serietà del mio amico nell'esercitare la sua professione, lo avrebbe portato ad indirizzarmi per primo a questa opzione.
Già dopo i primi 2 incontri ho iniziato ad ottenere dei risultati, ero più serena, e ne sono bastati 6 in totale per imparare ad adottare un atteggiamento ed una comunicazione utili a generare relazioni equilibrate e soddisfacenti.
Ovviamente ogni tanto inciampo in una bella buccia di banana e due moccoli mi escono fuori :-) ad esempio quando torno e trovo la casa in mega disordine :-) ma ho la capacità di riabilitarmi presto e bene :-)
Credo che la psicologa che mi ha seguita durante i miei studi di counseling mi ringrazi in silenzio per non essermi rivolta a lei per venire a capo della cosa di cui ho parlato sopra: forse non mi avrebbe detto di no, ma credo si sarebbe annoiata a morte :-)
Un lavoro con uno psicologo, andando retroattivamente ad indagare dinamiche più profonde, avrebbe richiesto più tempo, avvalendosi di un approccio probabilmente fin troppo dettagliato rispetto alla problematica in essere. Per sciogliere disagi temporanei e contestualizzati come quello sopra descritto, il counseling è un approccio adatto, perché permette di arrivare ad una soluzione in modo più veloce e meno dispendiosa, sia dal punto di vista economico, sia delle energie da investire.
La mission del counselor è quella di offrire un momento di ascolto, di scambio, un contributo personale di sostegno e orientamento, e aiuta a riconoscere e sviluppare le proprie risorse, al fine di affrontare in modo funzionale difficoltà momentanee legate a situazioni specifiche.
Il counselor ha obbligatoriamente nozioni di psicologia, proprio per saper distinguere situazioni contestuali da situazioni patologiche, e indirizzare queste ultime allo specialista più idoneo per affrontarle. Il codice etico del counseling è molto dettagliato e specifico in questo, e chi esercita con serietà può dare un contributo significativo.
Chi, diversamente, esercita con leggerezza e, come a volte avviene, seguendo il proprio ego piuttosto che un sano valore di contribuire al benessere altrui, può creare problemi, primo al cliente che per essere aiutato avrebbe bisogno di una professionalità diversa, e anche a chi, invece, esercita con passione e umile serietà.

Rispondendo a Rossella ho fatto questo paragone per spiegare il ruolo del counseling rispetto alla psicologia: infermiere e chirurgo. Un infermiere NON è un chirurgo, in ogni caso il suo ruolo è utile, perché consente al medico di non occuparsi di "faccende minori" (come attaccare una flebo) per potersi concentrare interamente su "faccende maggiori" (una operazione chirurgica). Se l'infermiere si sente talmente bravo da potersi sperimentare come chirurgo, rischia con molta probabilità di fare un grave danno. L'infermiere non è un chirurgo, così come il counselor non è uno psicologo.Hanno competenze molto diverse tra loro, quasi complementari.
Il counseling e la psicoterapia sono due approcci diversi e distinti. Il rettore della scuola presso la quale mi sono formata è in primo luogo psichiatra e psicoterapeuta, e lui mi ha insegnato che quando questi due approcci, invece di farsi la guerra tra loro, si utilizzano a vicenda, possono essere una struttura sinergica notevole l'uno per l'altro.
Sono fiera di aver deciso di rendere formale quella che è sempre stata una mia naturale propensione: essere di supporto ad amici e conoscenti in momenti difficili. Mi auguro che il mio contributo continui a portare armonia ed utilità alle persone, così come un aiuto simile ha facilitato me ad affrontare un momento buio e rialzarmi nel minor tempo possibile ritrovando un sano equilibrio, benefico per me e per le persone che mi vivono quotidianamente.

Per un approfondimento più specifico, rimando al seguente link sul sito di ASPIC:
https://www.aspicpsicologia.org/ricerca-scientifica/le-differenze-formative-tra-psicoterapia-e-counseling.html


Un saluto sal cuore.
Silvia