Cogliamo questa occasione: stiamo con "noi" per crescere dentro.

Tendiamo spesso a considerare la paura come un qualcosa da sconfiggere
per lasciare spazio solo al coraggio e alla temerarietà, tanto di moda, ma non
sempre questo atteggiamento è il più opportuno.
In questo momento che ci invita ad evitare occasioni sociali, cogliamo l'occasione per "stare con noi" e crescere dentro.
La paura, come tutte le cose, ha due polarità.
Il lato d'ombra della paura è quello che immobilizza e rallenta eccessivamente,
quello che boicotta il nostro fare e spesso anche i nostri desideri. Il lato di
luce della paura, invece, è la prudenza, che è un'emozione sana, perché ci
aiuta a non compiere sciocchezze e ad evitare di agire in maniera dissennata.
Credo sia utile sentire le nostre paure
e considerare la loro presenza come un invito alla prudenza e all'agire
consapevole. La sensazione di paura che attualmente si avverte non deve
generare panico, ma prevenzione. In questo momento storico cerchiamo di
ascoltare la paura e "di farcela amica", cioè di utilizzarla per spronarci ad
adottare comportamenti che proteggano noi e gli altri.
Perché questa è l'utilità della paura:
farci agire con cautela. Facciamo sì che la paura rimanga sul piano
dell'utilità, e non ricadiamo invece nella paura che schiaccia, che allontana,
che isola, che ci fa temere e allontanare l'altro come qualcosa di pericoloso da
evitare.
Andiamo oltre quel tipo di paura,
facilmente suscitata dal modo in cui vengono veicolate le informazioni del
momento. Facciamo sì che l'isolamento sia solo fisico, e manteniamoci aperti all'amore
per l'altro, al desiderio di condivisione, di vicinanza, facciamo sì che non
esistano barriere invisibili che ci isolino in noi, rimaniamo connessi con i
cuori delle persone, con la parte di noi che aspira a crescere e stare
nell'accoglienza.
E' un momento in cui siamo chiamati a
rallentare, a scegliere quali abitudini mantenere e quali modificare, siamo
chiamati a guardare il mondo con occhi nuovi, a fermarci.
Ciò che noto, in me e nelle persone
che continuo a vivere ogni giorno, è la difficoltà a rompere gli schemi delle
proprie abitudini, a volte per timore di perdere delle certezze, altre volte
per distrazione, perché la prima risposta che ci arriva è la solita,
automatica:
"Silvia sono giù al bar, scendi per un
caffè?"
"Si! Mi metto le scarpe e arrivo
subito!".
Beh in questo momento ci viene chiesto di non percorrere i nostri soliti schemi, ci viene chiesto un cambiamento, allora ascoltiamo la chiamata e vediamola come una opportunità di crescita.
"La misura dell'intelligenza è data dalla capacità di cambiare quando è necessario". Albert Einstein
E non l'ha detto proprio l'ultimo dei cretini :-)
Ebbene, analizzato da questo punto di
vista è un momento benedetto, e mi riferisco al lato della vita interiore e
della crescita personale (non certo dell'economia, tema assai diverso e materia
rispetto alla quale non ho competenze per potermi esprimere).
Penso che, per
quanto non abbiamo potere diretto sul sistema economico di un intero paese, sulle nostre rispettive
vite ognuno di noi può, al contrario, essere fattore determinante di cambiamento.
E' il momento di uscire dalla nostra zona di comfort e camminare un po' sul
terreno dell'attrito, dove non ci sentiamo affatto comodi, dove le nostre abitudini
sono chiamate a farsi da parte, dove la crescita avviene, quella VERA.
Come dice Stephen King:
"Se la vita ti da limoni, tu fatti una bella limonata". Ascoltiamo il consiglio e approfittiamo di questo periodo per fare qualcosa di diverso.
Sicuramente si sente un disagio, perché la situazione attuale ci ha presi in contropiede e ci ha fatti deviare dal percorso che stavamo percorrendo, ma noi possiamo comunque cercare di utilizzarla come un'opportunità: ad esempio per fare progetti, programmare le vacanze estive, per studiare quella materia che ci piace ma non abbiamo mai avuto tempo di approfondire, per raccontare favole ai nostri figli, scrivere un libro, ridipingere il salotto, fare il backup del pc, pulire i cassetti dalla cianfrusaglie, fare una passeggiata. Rompiamo i nostri schemi, facciamo una cosa che non abbiamo mai fatto, o quella telefonata che rimandiamo da tempo, chiamiamo un amico che non sentiamo da un po' e facciamoci due chiacchbiere, possibilmente spiritose, insieme.
Io l'altra sera ho ripreso in mano la chitarra dopo un sacco di
anni che è appoggiata al muro solo per fare arredamento, ed è stato evidente come
le parti che non si utilizzano da un po' si atrofizzino: mi fanno male il
braccio ed i polpastrelli come se fossi stata ai lavori forzati :-)
E subito mi è arrivato un pensiero: Silvia non lasciare
inflaccidire i muscoli della mente, del cuore, i muscoli del desiderio di stare
insieme, la curiosità, la voglia di cimentarsi in qualcosa di nuovo, il pensare
positivo.
Se le vecchie abitudini ora non possono essere vissute, instauriamone delle
nuove.
Abbiamo la possibilità di fermarci e cogliere fino in fondo l'opportunità di
vivere nel presente, nel tanto decantato "qui ed ora". L'opportunità
di stare un po' da soli e riavvicinarci a noi stessi.
Cogliamo l'occasione per scavare un po' dentro di noi, per tornare
intimi con noi stessi, sentire quali sono i nostri veri bisogni, i valori che
ci fanno sentire sereni, quali visioni ci appassionano. Approfittiamo
del momento per recuperare una dimensione interiore che troppo spesso lasciamo
indietro presi dalla frenesia degli impegni, godiamoci un momento di
raccoglimento, regaliamoci una pausa di relax, ascoltiamo la nostra canzone
preferita, pensiamo alle persone a cui vogliamo bene, e ringraziamo di averle
nella nostra vita.
"Fermarci" ci consente di guardare bene, di guardare
oltre, e vedere come
assolutamente-non-scontate
quelle piccole ricchezze che, immersi nella
routine, si tende a considerare normali, ma non lo sono affatto, perché
invece sono proprio quelle che nutrono di bellezza la nostra vita: i whatsapp
di buongiorno della mia mamma, il sole cha mi accompagna nella passeggiata
in pineta, la battuta spiritosa di Angela mentre mi prepara il cappuccino, il
magico Amilcare che mi dice (per la quattordicesima volta) che la prossima
settimana darà l'antivegetativa alla barca, il mio compagno che mi versa il vino (così magari se mi ubriaco parlo di meno), le mie splendidemeravigliosefantastiche
amiche che mi fanno ridere e con le quali adoro condividere qualsiasi cosa
(continuate per favore a mandarmi gossip su J-Lo!).
E se i momenti di aggregazione sociale vanno limitati, stiamo un po' da soli, che ci fa bene. Camminiamo, riflettiamo, beviamo un thè, leggiamo un libro (se non sapete cosa scegliere vi consiglio "Le parole sono finestre oppure muri" di Rosenberg), prepariamo dei biscotti fatti in casa e lasciamone un paio davanti alla porta del vicino di casa (questo è un invito per il mio vicinato, grazie!).
Possiamo sempre scegliere: e anche in un momento in cui il flusso più marcato è quello del pessimismo, noi scegliamo di non lamentarci, di non puntare il dito solamente sugli aspetti negativi, di non procrastinare sui soliti commenti "Il peggio deve ancora arrivare, l'economia crollerà a picco e sarà un disastro, poveri noi dove andremo a finire", scegliamo di utilizzare anche questo momento come un'occasione di crescita. Facciamo in modo che sia una condizione di solitudine solo esteriore, e che interiormente siamo invece più che mai intrisi di senso di intimità con il mondo, con gli altri, con noi. Nutriamoci di bellezza, di empatia, facciamo un sorriso al passante che incrociamo per strada, e sorridiamo quando passiamo davanti allo specchio, perché la prima persona importante della nostra vita siamo noi.
Coltiviamo l'armonia, la
positività, la gentilezza, quel senso di buono che ci fa sentire bene.
E più di ogni altra cosa: SIAMO GRATI.
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